La Campania punta sui Porti a secco
Dalle mie parti si è soliti dire “co xe finìa a carne i se ciucia ossi“, così oggi – che sembra che sulla nautica di lusso non ci sia più ciccia da spolpare – hanno iniziato finalmente a puntare sulla nautica popolare e su un tipo di fruizione della stessa vagamente più umano.
Infatti, proprio come sta avvenendo a Palermo e Trieste, ora anche in Campania arrivano i porti a secco. Grazie a una “innovativa” norma contenuta in un pacchetto di misure – proposte da Fulvio Martusciello, consigliere delegato alle Attività produttive – previste nella Finanziaria regionale da ora in avanti le imbarcazioni potranno essere parcheggiate a terra, a pochi metri dal mare, in aree attrezzate in grado di offrire servizi e assistenza ai diportisti.
I porti a secco rappresentano una valida alternativa agli approdi tradizionali soprattutto grazie agli innegabili vantaggi economici offerti. Infatti questa soluzione costa molto meno non solo in termini di ormeggio ma anche in termini di manutenzione da effettuare sui natanti.
Com’è ovvio, chissà perché non ci hanno pensato prima, abbattendo i costi si allarga il bacino di utenza e si offre una risposta a un’ampia fetta di mercato lontana dal turismo di lusso: famiglie, pensionati e coppie di giovani che possiedono imbarcazioni fino a dieci metri e per le quali gli approdi tradizionali sono sempre stati proibitivi.
Nelle intenzioni degli amministratori i porti a secco dovranno diventare piccole città, dove possa trovare spazio anche l’indotto. In questo senso una misura specifica autorizza la creazione di bed and breakfast sui natanti sistemati a terra.
Un modo originale per potenziare l’offerta turistica e per tentare di centrare un traguardo fiscale: applicare a tutte le attività che riguardano il mare l’Iva ridotta.
Dai che anche noi umani possiamo finalmente comprarci un sei metri! (E passarci le serate a ubriacarci sull’invaso a San Giuliano)