settembre 25, 2018 /Commenti disabilitati su Un’iniziativa di crowdfunding per La Barchetta Magica
Un team di ingegneri, ricercatori e professori dell’università di Firenze, stanno sviluppando un drone a vela a guida autonoma per il monitoraggio ambientale. Per testare la capacità del veicolo sviluppato proveranno ad attraversare l’oceano Atlantico.
La Barchetta Magica è un progetto realizzato da un team di ingegneri e ricercatori dell’Università di Firenze finalizzato allo sviluppo di droni completamente autonomi e azionati solo da energia solare ed eolica rinnovabile. Le flotte di questi “droni verdi” possono essere utilizzate per raccogliere preziosi dati scientifici per studiare i cambiamenti climatici, la diffusione di inquinanti e le condizioni di vita marina. La prima unità sarà testata attraversando l’Oceano Atlantico.
Il drone è stato progettato cercando di mantenere bassi i costi di produzione e dimensioni contenute per essere usato in grande quantità e in molte applicazioni differenti avendo la possibilità di coordinare una flotta di droni intelligenti che realizzano missioni di controllo coordinate
Dal 2010 esiste una competizione per barche a guide autonoma che ha come obiettivo la traversata dell’Oceano Atlantico: The Microtransat Challenge; ad oggi ancora nessuno è riuscito nell’impresa, motivo per il quale qualcuno ha persino parlato di tale obbiettivo come dell’Everest
della navigazione autonoma. Per dimostrare l’affidabilità e le capacità del veicolo sviluppato vogliono riuscire proprio in tale obbiettivo, e lo faranno seguendo la cosiddetta “rotta di Colombo”.
I fondi che stanno cercando di raccogliere tramite un’iniziativa di crowdfunding servono per completare la barca (mancano delle parti meccaniche in materiale tecnico e alcuni componenti elettronici), la spedizione a Las Palmas da dove salperà per raggiungere le Americhe e per la comunicazione satellitare necessaria
per la ricezione della telemetria durante la traversata.
Il drone sottomarino Trident pesa meno di 3 kg ed è abbastanza piccolo da stare in uno zaino o sotto un sedile dell’aereo. Può immergersi fino a 100 metri di profondità. La sua forma idrodinamica gli permette di muoversi velocemente e con precisione.
Trident invia le immagini video in tempo reale alla superficie per mezzo di un sottile cavo galleggiante ed è controllato da un computer portatile, smartphone o tablet.
Le potenziali applicazioni sono molteplici ma quelle che possono interessare di più ai diportisti sono, oltre all’esplorazione ludica del fondale, verificare la tenuta dell’ancora o lo stato della carena.
Lanciato attraverso una raccolta fondi su kickstarter, il progetto ha avuto grandissimo successo, raccogliendo oltre 785.000 dollari su un obiettivo di 50.000.
dicembre 15, 2014 /Commenti disabilitati su Pars – il drone bagnino
Il Pars è un drone pensato per aiutare i bagnini nelle operazioni di salvataggio in mare (ma può tornare utile anche su imbarcazioni e piattaforme offshore).
E’ in grado di raggiungere le persone in pericolo molto più velocemente dell’uomo e grazie a telecamere speciali può individuarle anche in situazioni di scarsa visibilità.
Grazie alla possibilità di imbarcare più salvagenti è in grado di soccorrere più persone alla volte. L’idea di base è nata proprio da lì, molto spesso capita che in caso di persone che stavano perdano perso la vita anche famigliari o altri bagnanti che erano occorse per soccorrerli.
Infine, grazie al GPS, il Pars può essere programmato per tornare alla base in totale autonomia, senza necessità di un operatore che lo piloti.
ottobre 25, 2014 /Commenti disabilitati su In futuro i droni saranno impiegati nella SAR (ricerca e soccorso)
Il Centro NATO Maritime Research and Experimentation (CMRE – Ricerca e Sperimentazione Marittima) tra il 13 ottobre e il 24 ottobre 2014 ha ospitato le prove in mare organizzate nel contesto della ICARUS (Integrated Components for Assisted Rescue and Unmanned Search operations), finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Settimo programma quadro per la ricerca e l’innovazione.
ICARUS ha sviluppato delle “piattaforme robotiche” avanzate in grado di supportare le squadre di intervento nel rilevare, localizzare e salvare gli esseri umani in pericolo, in scenari di disastri marittimi e terrestri. I dispositivi senza equipaggio di ricerca e soccorso (SAR) offrono un valido strumento per salvare vite umane e per accelerare il processo di SAR.
Ciò è particolarmente importante per gli incidenti marittimi, in cui i tempi di sopravvivenza sono brevi e durante i quali anche le squadre SAR prendono rischi considerevoli. Per tali eventi i veicoli di superficie senza pilota (USV), in grado di trasportare attrezzature e dispositivi di primo soccorso, sono in grado di migliorare notevolmente l’efficienza delle operazioni.
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