Chris Mitchell: L’uomo che ha reso la vela accessibile a tutti
Più di 30 anni fa, Chris Mitchell ebbe un’idea che avrebbe cambiato per sempre il volto del parasailing.

All’epoca Chris Mitchell viveva a Singapore e vide l’opportunità di avvicinare più asiatici a questo sport. Ma c’era un problema: le barche utilizzate per i principianti, in particolare l’Optimist, erano instabili, si capovolgevano facilmente e risultavano poco pratiche per una regione dove tradizionalmente molte persone non sapevano nuotare.
Chris immaginava qualcosa di diverso: una barca stabile, facile da manovrare e davvero inclusiva. Progettò una piccola barca a vela multiuso con chiglia zavorrata per la stabilità, timoneria con joystick e posizione di guida seduta. Era l’introduzione perfetta alla vela.
Ma la comunità velica consolidata di Singapore non era interessata.
Questo sport era dominato da una cultura velica tradizionale della classe media, che non era disposta ad abbracciare qualcosa di nuovo.
Deluso ma imperterrito, Chris tornò in Australia.
Il suo tempismo non avrebbe potuto essere migliore.
La nascita di un movimento
Tornato in Australia, una nuova iniziativa stava prendendo piede: Sailability, un movimento globale dedicato a rendere la vela accessibile alle persone con disabilità. Chris si rese subito conto che la sua barca, originariamente progettata per una nuova generazione di velisti, era in realtà perfetta per le persone con disabilità.
Fu l’inizio di qualcosa di speciale.
Le sue barche permettevano a persone che non avevano mai sognato di navigare prima di allora di navigare in sicurezza, sicurezza e indipendenza. L’Access Dinghy (in seguito ribattezzato Hansa) divenne un simbolo di inclusione.
Non si trattava solo di vela per disabili; si trattava di vela per tutti.
Per Chris, l’inclusione non significava separare i velisti disabili nei loro programmi, ma unire tutti. “Perché i velisti disabili dovrebbero essere inseriti in categorie separate?”, si è chiesto. “La maggior parte di loro non lo vuole. Vogliono solo navigare insieme a tutti gli altri”.
Questa filosofia divenne il fondamento di Hansa Sailing.
Una sorpresa dal Giappone
Nel 2001 arrivò un’e-mail che cambiò tutto.
Era il signor Ishi, fondatore di un’organizzazione giapponese dedicata al miglioramento delle infrastrutture per la popolazione anziana del Paese. Lui e il suo team avevano visto le barche di Chris in azione, ed erano rimasti sbalorditi.
Gli dissero che le sue barche erano il miglior esempio di Progettazione Universale (UD) che avessero mai visto.
Chris e sua moglie Jackie non avevano mai sentito parlare di Universal Design prima, quindi hanno fatto delle ricerche. La scoperta è stata rivoluzionaria. Il loro lavoro non riguardava solo la navigazione accessibile, ma faceva parte di un movimento globale per la giustizia sociale e il benessere della comunità.
Le loro imbarcazioni non aiutavano solo i marinai disabili: abbattevano le barriere per persone di tutte le età e abilità.
Un anno dopo, nel 2002, Chris fu invitato a presentare il suo lavoro alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’invecchiamento.
Un’eredità di inclusione
Da una semplice idea di Singapore a un movimento globale, la visione di Chris Mitchell ha trasformato la vela. Le sue barche hanno dato a migliaia di persone in tutto il mondo la possibilità di navigare, competere e sperimentare la libertà sull’acqua.
Eppure, per Chris, non si è mai trattato di riconoscimenti o premi: si è sempre trattato di una cosa sola: rendere la vela davvero accessibile a tutti.
Perché, secondo lui, la vela non è un’attività riservata a pochi, ma a tutti.
Via | www.sailing.org